I GRANDI
Ammiro i Forti che, baciati in fronte
Da bocca sovrumana,
Anelanti a più fulgido orizzonte,
A un’altezza sovrana,
I sorrisi del genio, i lampi, i canti
Ebbero e le follìe,
E sepper tutti i voli e tutti i pianti
E tutte le armonie;
E lanciaron dal culmine a l’intento
Mondo sacre parole;
E moriron fra un sogno ed un concento
Circonfusi di sole.
Amo i Ribelli che, morsi nel cuore
Da un’angoscia suprema,
Avvinti da un divin laccio d’amore
A chi piange, a chi trema,
Ai maledetti che Gesù redense
E i fratelli han tradito,
Per terra e mare fra le turbe immense
Nova legge han bandito;
E disser l’inno delle età venture,
Sublimi nel delirio
De l’ideale; e, ceppi o corda o scure,
Sorrisero al martirio....
... Ma piango il sangue del mio cor sui Grandi
De la tenèbra. —Sono
Gli Affamati, gli Oppressi, i Venerandi,
Che tregua nè perdono
Ebber da la natura empia e nemica,
E pur non hanno odiato:
Che per altri fiorir vider la spica,
E non hanno rubato:
Che bevver fiele e lacrime, vilmente
Frustati in pieno viso
Da l’ingiustizia cieca e prepotente,
E pur non hanno ucciso:
Che passaron fra i geli e le tempeste,
In basso, ne l’oblìo,
Senza sol, senza pane, senza veste,
Ed han creduto in Dio:
Che uno strato di paglia per dormire
Infetto e miserando
Ebbero, e un ospedale ove morire,
E sono morti amando.—
Ada Negri